Lamberti e l’arte sublime del dire il contrario.
La satira di CartaStraccia.News
A sentir parlare Lamberti Castronuovo, pare di assistere allo spettacolo di un illusionista che, invece del coniglio, tira fuori dal cilindro… la negazione di sé stesso.
Dice una cosa, ne pensa un’altra, e nel frattempo sostiene fieramente il contrario di entrambe. Un talento raro: il triple salto mortale dell’opinione pubblica.
Lamberti denuncia la Sindrome di Stoccolma dei reggini?
Magnifico.
È come se il barbiere accusasse i clienti di avere troppi capelli: una presa di posizione audace, soprattutto per uno che con la città ha avuto un rapporto così affettuoso…
ma solo quando non governava lui.
Poi sostiene che il problema non è fare diagnosi, ma trovare la terapia.
E fin qui tutto bene.
Peccato che per anni abbia fornito diagnosi, controdiagnosi, post-diagnosi, retrodiagnosi, e perfino diagnosi preventive, senza mai trovare neppure un aspirina civica.
E adesso, con la calma dei veri profeti tardivi, annuncia la cura:
lui stesso, ma senza dirlo.
Che modestia.
Quando accusa i politici di non tirare fuori un nome, è un momento d’arte.
Un gesto teatrale.
Perché è come sentire un pescatore lamentarsi che nessuno prende la rete… mentre lui la tiene in mano.
E la tiene stretta.
Strettissima.
Poi arriva la parte più esilarante: la liturgia dell’uomo che “ha creato dal nulla”, che “non ha più nulla da chiedere alla vita”, che “vuole solo servire la città”.
Un autoritratto così ben scolpito che persino Narciso, al confronto, sembrerebbe timido.
E infine, con commovente serietà, Lamberti denuncia la “puzza sotto al naso” dei reggini.
Che, detta da lui, ha lo stesso effetto di un sommelier che ti invita a non fare lo snob col vino.
Il risultato?
Un Lamberti che sembra il maestro del paradosso:
– accusa i cittadini di subire chi li comanda, mentre chiede loro di seguirlo;
– denuncia la mancanza di nomi, mentre parla come se il nome mancasse solo perché lui non vuole pronunciarlo;
– invoca l’umanesimo, ma con la delicatezza di un generale prussiano.
In breve: dice esattamente il contrario di ciò che è e di ciò che pensa, con una coerenza assoluta nella sua incoerenza.
Un vero funambolo della parola pubblica: cammina sul filo, barcolla, predica, inciampa… e poi chiede l’applauso.
E forse, chissà, qualcuno glielo darà pure.
Perché a Reggio, in fondo, la tradizione è una sola:
prendere sul serio proprio chi fa di tutto per non sembrarlo.
Luigi Palamara
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Reggio Calabria 4 dicembre 2025
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