@luigi.palamara La matita Rossa e Blu. L'Editoriale di Luigi Palamara Al centro del dipinto, una matita rossa e blu non giace: veglia. È verticale come una figura umana, leggermente inclinata, come se stesse ascoltando. Non è un oggetto inerte, ma uno strumento vivo. Un volto. Un’anima. Ha attraversato il tempo e i ruoli, restando sempre fedele alla sua funzione più profonda: indicare senza giudicare. Italo Falcomatà l’ha usata prima come Professore, tra i banchi di scuola, con i suoi alunni. Poi come Sindaco, tra le strade e le piazze, con i suoi cittadini. La stessa matita, la stessa mano, lo stesso gesto. Cambia il contesto, non cambia l’intenzione: educare, orientare, prendersi cura. Il rosso e il blu pulsano come due battiti complementari. Il rosso segna con decisione, ma senza condanna: evidenzia, corregge, rende visibile ciò che va rivisto. Il blu è più profondo e strutturante: scrive, costruisce, organizza il pensiero. Insieme non giudicano. Segnano. Stimolano. Indicano una direzione possibile. Ma il dipinto racconta anche altro: non sempre il rosso e il blu bastano a dare una via, una risposta definitiva. Altri colori incrociano le nostre vite. Un giallo caldo avvolge la matita, come una luce di energia e di speranza. Sullo sfondo, un cielo verde pastello, quasi uno scarabocchio consapevole, rompe la rigidità dell’ordine e introduce la complessità dell’esistenza. È lì che l’imprevisto, la creatività, l’umanità trovano spazio. Attorno alla matita si sovrappongono fogli, appunti, sillabe divise, segni rapidi, schizzi incompleti. La scuola e la città si fondono: banchi che diventano strade, quaderni che si trasformano in mappe urbane. La punta della matita, dove tutti i colori sembrano incontrarsi, è il luogo della scelta e della responsabilità. La matita è vita. E Italo l’ha utilizzata sino alla fine dei suoi giorni come testimonianza silenziosa di un principio semplice e radicale: “l’esempio è la fonte del pensiero successivo”. Il dipinto non celebra un oggetto, ma un modo di stare nel mondo: guidare senza imporre, correggere senza umiliare, lasciare segni che aiutino altri a tracciare la propria strada. Luigi Palamara Reggio Calabria 14 dicembre 2025
♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara La matita Rossa e Blu. L'Editoriale di Luigi Palamara Al centro del dipinto, una matita rossa e blu non giace: veglia. È verticale come una figura umana, leggermente inclinata, come se stesse ascoltando. Non è un oggetto inerte, ma uno strumento vivo. Un volto. Un’anima. Ha attraversato il tempo e i ruoli, restando sempre fedele alla sua funzione più profonda: indicare senza giudicare. Italo Falcomatà l’ha usata prima come Professore, tra i banchi di scuola, con i suoi alunni. Poi come Sindaco, tra le strade e le piazze, con i suoi cittadini. La stessa matita, la stessa mano, lo stesso gesto. Cambia il contesto, non cambia l’intenzione: educare, orientare, prendersi cura. Il rosso e il blu pulsano come due battiti complementari. Il rosso segna con decisione, ma senza condanna: evidenzia, corregge, rende visibile ciò che va rivisto. Il blu è più profondo e strutturante: scrive, costruisce, organizza il pensiero. Insieme non giudicano. Segnano. Stimolano. Indicano una direzione possibile. Ma il dipinto racconta anche altro: non sempre il rosso e il blu bastano a dare una via, una risposta definitiva. Altri colori incrociano le nostre vite. Un giallo caldo avvolge la matita, come una luce di energia e di speranza. Sullo sfondo, un cielo verde pastello, quasi uno scarabocchio consapevole, rompe la rigidità dell’ordine e introduce la complessità dell’esistenza. È lì che l’imprevisto, la creatività, l’umanità trovano spazio. Attorno alla matita si sovrappongono fogli, appunti, sillabe divise, segni rapidi, schizzi incompleti. La scuola e la città si fondono: banchi che diventano strade, quaderni che si trasformano in mappe urbane. La punta della matita, dove tutti i colori sembrano incontrarsi, è il luogo della scelta e della responsabilità. La matita è vita. E Italo l’ha utilizzata sino alla fine dei suoi giorni come testimonianza silenziosa di un principio semplice e radicale: “l’esempio è la fonte del pensiero successivo”. Il dipinto non celebra un oggetto, ma un modo di stare nel mondo: guidare senza imporre, correggere senza umiliare, lasciare segni che aiutino altri a tracciare la propria strada. Luigi Palamara Reggio Calabria 14 dicembre 2025
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